Seminario, 12 marzo 2012
Sala delle Bandiere, Roma
Negli ultimi anni, e in particolare nel corso dell’attuale crisi economica, le politiche dell’Unione Europea a favore dell’occupazione femminile si sono indebolite.
Tali politiche non sono state in grado di contrastare gli eetti della crisi del mercato del lavoro per uomini e donne, né l’erosione dei diritti sociali che grava particolarmente su queste ultime. Anzi, proprio le politiche europee di austerità hanno initto duri colpi al welfare nazionale proseguendo l’opera di impoverimento indotta dalle politiche del dopo Maastricht. Non è del resto solo il modello sociale europeo ad essere travolto da queste scelte, ma le regole di democrazia dell’Unione stessa che appaiono lese nelle loro fondamenta e sostituite dalle decisioni dei governi più forti economicamente e dalle imposizioni della Banca Centrale Europea.
Per invertire questa deriva urgono strategie e assetti istituzionali diversi. Servono politiche di sostegno alla crescita economica, all’occupazione e ai diritti sociali, accanto all’estensione del metodo comunitario al di là delle politiche monetarie e di mercato.
Occorre dunque ridisegnare l’equilibrio dei poteri delle istituzioni europee nella consapevolezza che l’esclusivo orizzonte nazionale e le sole politiche di genere
sono inadeguati a preservare i diritti sociali e la democrazia a partire dalla parità tra uomini e donne.