Nome Patrizia
Cognome Favaron
Contatti patti.favaron@gmail.com
Posizione attuale Collaboratrice volontaria UNIMI e UNINSUBRIA, e CEO (una dei due) di Servizi Territorio srl
Area di competenza
Fisica della bassa atmosfera e dello Strato Limite Planetario.
Sono arrivata a questo da grande, venendo dall’automazione industriale, e me ne sono innamorata. Oggi cerco di tradurre le conoscenze che ho ricevuto in dono in codici di calcolo, sistemi di misura e oggetti usabili da tutte e tutti.
Biografia
Ho iniziato da ragazza (Liceo), spinta dalla mia meravigliosa prof di Scienze, occupandomi all’inizio di dinamica delle popolazioni ed ecosystems ecology con Guido Pacchetti (UNIMI). Nel 1987 mi sono laureata in Matematica. Il lavoro ha trovato me: automazione industriale! Per un po’ sono stata in un centro di ricerca ENEL, nell’automazione, e sono giunta a co-fondare e dirigere il gruppo di prova dei sistemi di controllo per usi safety critical. Poi, “troppo materna e poco manager”, mi hanno nominata assistente tecnica del nuovo capo: il lavoro di prima, solo, senza più responsabilità formale. Tre anni ancora e, rese autonome le persone che lavoravano con me, sono andata via, per approdare nel 1996 alla fisica del planetary boundary layer.
Esistono incidenti fortunati, e quello fu uno.
Mi sono adattata mettendoci un po’ (ero già grande), e portando lì le conoscenze ricevute in dono dagli automazionisti. Da allora mi occupo di diffusione turbolenta nel PBL: nel gruppo di Roberta Vecchi (UNIMI) sto seguendo insieme alle mie amiche ed amici, e alcuni cuccioli, lo sviluppo dei modelli di dispersione data-driven (un tentativo: magari un giorno sarà una novità), e nel gruppo di Cristiana Morosini ed Elisabetta Zanardini (UNINSUBRIA) uso delle misure di turbolenza nel caso pratico della dispersione di odori e microrganismi da depuratori e siti contaminati.
Sorpresa, il PBL è uno dei tessuti di Gaia: sono tornata, diversa, nell’area della ecosystems ecology! E il cerchio si è chiuso… (Per adesso.)
Non accademica, non ho molte vere pubblicazioni, e le prime le ho rilasciate con un nome d’arte: lo so, non è una bella cosa… Ma ha funzionato. Poi ho deciso che tanto valeva espormi come me, ed eccomi qui.
Per esperienza diretta sono certa di una cosa: le ragazze hanno moltissimo da trovare, e da dire, nella scienza e nella tecnica. Nel prendersi cura del mondo. Nel contribuire una visione diversa e importante. E chi altri potrà farlo, se non loro?
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