Benché nelle pubblicazioni scientifiche le donne siano presenti (in media) al 30%, la frequenza di nomi femminili al primo o all’ultimo posto nella lista degli autori, è stata, negli anni, inferiore al 20%. Lo afferma un sito da tenere presente: eigenfactor.org, ranking and mapping scientific knowledge. Qui si possono trovare dati interessanti a proposito della questione donne e scienza. Ancora una volta, ricerche rigorose dimostrano che il gender gap è tutt’altro che superato.
Se è possibile vedere una luce all’orizzonte, nel senso che la situazione è migliorata nel corso degli anni, di strada da fare ce n’é ancora parecchia. Infatti, se nel 2010 (ultimo anno incluso nello studio) le donne sono presenti al 30% come primo nome, per l’ultimo siamo ancora molto indietro: come a dire che le donne possono certamente fare gran parte del lavoro, e magari dare anche un contributo di idee, ma non hanno uno spazio proporzionale quando si tratta di gestire un laboratorio, ricevere finanziamenti, e salire nella carriera.
La ricerca, di cui ha scritto ‘The Chronicle‘, è importante perché fornisce dati su quasi tutte le discipline (scientifiche ed umanistiche, comprese l’economia e le scienze sociali), e risale indietro nel tempo fino a secoli fa.