I ripetuti e recenti attacchi alla legge 194, che sfruttano per finalità ideologiche alcune evidenze scientifiche, richiedono una chiarificazione di fondo per ciò che riguarda un tema complesso come il rapporto fra etica e scienza.
Vi sono almeno tre punti critici in questa campagna anti 194:
Il primo riguarda l’idea che la scienza sia posta a fondamento dell’etica. Semplificando, la scienza avrebbe a che fare con il vero ed avrebbe carattere descrittivo ed esplicativo; l’etica avrebbe a che fare con il giusto ed avrebbe carattere normativo. Questi due concetti sono diversi, non sovrapponibili e varrebbe la pena di riflettere seriamente sul loro rapporto.
Il secondo punto critico riguarda la concezione che la scienza produca verità immutabili: È ormai noto a tutti che la scienza, nel suo progredire, puù smentire precedenti teorie e produrre conoscenze che spostano completamente modelli precedenti che si ritenevano ormai acquisiti.
Il terzo punto critico è la passiva accettazione di un riduzionismo scientifico nei confronti della vita e della specie umana: gli stessi scienziati si sono preoccupati più volte di condannare tale riduzionismo affermando che nessuno di noi è riducibile solo alle sue molecole o al suo essere biologico.
I neonatologi certamente si trovano a tenere in vita feti sempre più precoci con tecniche che stanno migliorando enormemente. La domanda da porsi, tuttavia, è se questi feti siano completamente formati ed in grado di vivere una vita autonoma (dal corpo materno o da una macchina). Di fatto no. Si pensa che, col progredire della coltura degli embrioni da un lato, e delle tecniche neonatologiche dall’altro, si potrà arrivare a coltivare il feto, passando dalla piastra di coltura per lo zigote, mano a mano a macchine più complesse, per portarlo a stadi più avanzati dello sviluppo.
La vita biologica, intesa come divisione di cellule e loro specializzazione, è un continuum e quindi dire che un feto di 19 settimane è vivo è una ovvietà. Esistono, però, delle tappe critiche che portano al compimento della formazione degli organi e della loro funzionalità che devono avvenire nelle condizioni fisiologiche ottimali affinchè la vita della futura persona non sia gravemente compromessa.
Chiediamo quindi che si smetta di invocare la presunta oggettività scientifica a fini ideologici, per rimestare le acque della politica intorno a una legge che rappresenta una conquista per una società civile. Se vogliamo discutere dei rapporti fra scienza ed etica, discutiamone!
Flavia Zucco
Presidente Associazione Donne e Scienza
febbraio 2008